Quando pensavamo ormai di esserci messi alle spalle l’edizione più contestata della storia degli Australian Open per la vicenda relativa alla mancata partecipazione di Novak Djokovic per problemi con il visto e la mancata vaccinazione, ecco che il primo slam di stagione torna a far parlare di sé, indirettamente.
E’ notizia di pochi giorni fa, infatti, l’accusa nei confronti del tennista 23enne australiano Alex De Minaur, sconfitto al quarto turno dal nostro Jannik Sinner, di aver acquistato un certificato di vaccinazione da Covid falso, con il quale avrebbe partecipato anche al torneo di Melbourne.
L’indagine denominata “Operazione Jenner”, iniziata lo scorso gennaio in Francia e poi allargatasi anche in Spagna, ha individuato oltre 2000 persone chepotenzialmente avrebbero acquistato o un certificato di vaccinazione, o un test fasullo o un Green Pass falso. L’accordo avveniva attraverso un’applicazione di messaggistica istantanea e i “clienti” potevano ottenere il documento pagando dai 50 ai 1000 euro a seconda della richiesta. Tra gli indagati anche molte personalità dello spettacolo e dello sport, compreso l’attuale numero 32 del mondo, che si allena proprio in Spagna.
Al riguardo è prontamente intervenuto De Minaur per smentire la notizia, sottolineando che il suo nome risulta tra quelli sotto indagine perché l’ospedale di Madrid sotto investigazione per certificati falsi è quello nel quale si è sottoposto alla seconda dose, dopo la prima effettuata a Londra, e nella stessa situazione si trovano moltissime altre persone per lo stesso motivo. “Ci tengo quindi a chiarire che ho ricevuto regolarmente la mia seconda dose e che il mio certificato è valido”.
Il problema delle certificazioni false relative al Covid riguarda anche l’Italia con numero davvero preoccupanti.